dolmen ‘la chianca’ di bisceglie – photogallery
E’ il più famoso ta i monumenti funerari del genere della tomba a galleria, eratta con l’impiego di grandi lastre di pietra e inserita in un tumulo di terra e pietrame che doveva ricoprirla interamente. Il dolmen ‘La Chianca’ di Bisceglie è stato proclamato dall’Unesco come bene patrimonio dell’Umanità. La cerimonia per la consegna del titolo ha avuto luogo presso lo stesso Dolmen il 29 maggio 2012.
In Puglia ed in particolare nel nord barese, tra Corato, Bisceglie e Giovinazzo, attestazioni altrettanto significative tutte risalenti alla media età del bronzo tra 1800 a 1400 a. C. sono rappresentate dai dolmen dei Paladini, Frisari ed Albarosa e dai dolmen di S. Silvestro distanti solo qualche kilometro dalla costa. Il dolmen ‘La Chianca’, come gli altri monumenti analoghi, è esposto agli agenti atmosferici; sono allo studio misure di protezione adeguate. Scoperto nel 1909 da A. Mosso a F. Samarelli che con M. Gervasio ne intrapresero l’esplorazione, il monumento è composto da una galleria di 10 metri, terminante in una cella coperta a pianta rettangolare di 2 m x 1.60 orientata in senso Est/Ovest. Un basamento di pietra inglobava il monumento, molto probabilmente la base del tumulo.
Nella cella furono individuati i resti di alcune sepolture, in parte già sconvolte, sovrapposte su due livelli diversi, cioè senza rimozione delle precedenti inumazioni, con oggetti di corredo che comprendevano frammenti di ciotole e scodelle di ceramica ad impasto ed un grano biconico in argilla, oltre a lame in ossidiana e selce.
Anche nel dromos o corridoio, in un’area ritenuta intatta, vennero in luce tre deposizioni umane con alcune ciotole e tazze di ceramica ad impasto di tipologia ‘appenninica’. Sempre nel corridoio fu ritrovato un focolare con ossa combuste di animali tra cui furono riconosciuti però alcuni testi craniali umani, acceso durante il cerimoniale funerario. Tracce di ossido v’erano su alcuni resti ossei, indicativi della presenza di oggetti metallici, forse ornamenti che, insieme ai vaghi d’ambra, ad un dischetto in osso forato ed a una falera in bronzo costituivano gli elementi più preziosi del contesto funerario.
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