Open Widget Area

Bartolomeo (Bartolo) Litterini (Letterini) in dizionario biografico Treccani


Fonte: http://www.treccani.it/enciclopedia/bartolomeo-bortolo-litterini_(Dizionario-Biografico)/

LITTERINI (Letterini), Bartolomeo (Bortolo)

di F. Sorce

LITTERINI (Letterini), Bartolomeo (Bortolo). – Figlio di Agostino, nacque a Venezia nel 1669, come attestano le fonti documentarie (Leopardi, p. 125 n. 18) e l’iscrizione sulla tela raffigurante il Transito di Giuseppe della parrocchiale di Clusone. Anch’egli, come il padre, si firmava con il cognome “Litterini”. Da Agostino ereditò una bottega ben avviata e un ventaglio di riferimenti stilistici almeno inizialmente modellati sulla cultura figurativa della corrente “tenebrosa”.

Alla fine del XVII secolo risale la prima commissione nota, relativa alla realizzazione di alcune Scene della vita di s. Lorenzo Giustiniani, ordinate dal vescovo Marco Giustiniani per il transetto sinistro della chiesa muranese dei Ss. Maria e Donato. Della serie di quattro tele rimane ancora in situ solo l’Apparizione di Cristo Bambino a Lorenzo Giustiniani, datata 1697; mentre le altre sono andate perdute.

Lo stesso vescovo fu con ogni probabilità committente anche di due opere destinate a chiese di Murano, un Miracolo dell’ostia consacrata per S. Stefano e un Martirio di s. Gerardo Sagredo ancora per la chiesa dei Ss. Maria e Donato, entrambe perdute, ma testimoniate da una coppia di disegni conservati rispettivamente a Berlino (Staatliche Museen, Kupferstichkabinett) e a Oslo (Galleria nazionale: Meijer, pp. 30 s.).

Nel 1699 il L. firmò, datandola, una tela raffigurante il Tempo che rapisce una figura femminile – iconografia identificata, piuttosto problematicamente, con l’episodio di Saturno che rapisce Filira – destinata alla decorazione di un soffitto nella villa della famiglia Giovannelli a Noventa Padovana (Ericani, p. 40). La verifica dell’autografia in seguito ai recenti restauri ha permesso, tra l’altro, di iniziare a far luce sulla produzione profana del pittore, altrimenti ignota.

Il 31 genn. 1703 terminò il S. Giovanni della Croce in adorazione della Madonna del Carmelo, per la chiesa di S. Giorgio in Alga a Venezia, oggi di proprietà delle Gallerie dell’Accademia. Il contratto, siglato l’anno precedente da Agostino per conto del figlio con i committenti di S. Giorgio in Alga, prevedeva l’esecuzione di altri tre dipinti da parte del L., andati dispersi (Moschini-Marconi, p. 41).

Nel 1704 conobbe nella bottega paterna lo scultore Andrea Fantoni, che dovette procurargli negli anni successivi numerose commissioni nel territorio bergamasco, soggetto alla Serenissima. L’anno seguente il L. dipinse un Martirio di s. Caterina per la parrocchiale di Villongo San Filastro. Realizzò inoltre per la stessa chiesa una Madonna Immacolata, la cui datazione oscilla tra il 1705 e il 1707 (Ravelli, 1999, p. 230).

Nel 1707 datò il Martirio di s. Pietro da Verona della chiesa di S. Pietro Martire ad Alzano Lombardo. Nello stesso anno gli furono commissionate dalla parrocchiale di Foresto Sparso, dove già aveva lavorato il padre, due tele raffiguranti La predica e il Martirio di s. Marco (Leopardi, p. 125 n. 14).

Eseguì poi tra il gennaio e il marzo del 1708 (Ravelli, 2001, p. 158) la Crocifissione con la Vergine, s. Gaetano da Thiene e le anime sante del purgatorio, per la parrocchiale di Cerete Alto. Per Pallucchini (1995, p. 167) è da considerare conclusa a ridosso di quest’ultima la Crocifissione conservata in S. Giovanni Crisostomo a Venezia.

Sempre nel 1708 dipinse, su commissione di Francesco Petrelli, il Cristo morto accolto dal Padre Eterno e dallo Spirito Santo, la Vergine Addolorata e s. Giovanni di Matha, in origine nella chiesa veneziana di S. Marziale e oggi conservato nella cappella Vendramin alla Madonna dell’Orto.

All’anno seguente, secondo quanto testimonia la corrispondenza con il Fantoni (Leopardi, p. 120), risale il Transito di Giuseppe della parrocchiale di Clusone. Ugualmente datate risultano le due pale della parrocchiale di Rovetta, con la Madonna della Mercede e Il Redentore con la croce che appare a due santi che intercedono per le anime dei defunti (Ravelli, 2002, p. 175).

Nel corso del primo decennio del Settecento le opzioni figurative del L., complessivamente ancora collocate nell’orizzonte delle tendenze “tenebrose”, soprattutto nell’inclinazione ad accentuare i contrasti chiaroscurali, manifestano una progressiva quanto moderata apertura verso il gusto pittorico che si andava diffondendo a Venezia, subendo, tra l’altro, una palese influenza della maniera accademizzante di Gregorio Lazzarini.

Tale carattere pare riscontrabile, per esempio, in due tele di recente ascrittegli per via di ipotesi da Fossaluzza (Da Padovanino…, pp. 232 s.), raffiguranti Giacobbe carpisce la benedizione di Isacco e Tobiolo scaccia il demonio prima del matrimonio con Sara, conservate nei Musei civici padovani e situabili verosimilmente entro il 1710, anno in cui il L. realizzò la Vergine col Bambino, s. Giovanni Battista e il committente Federico Bigaja per S. Pietro Martire a Murano. Lo stesso Fossaluzza (Antonio Arrigoni…, p. 182) ha pubblicato, senza tuttavia argomentare l’attribuzione, due altri dipinti di collezione privata, Giuseppe e la moglie di Putifarre e Susanna e i vecchioni, di impostazione chiaramente lazzariniana.

Nel 1712 Bartolomeo Letterini dipinse una Flagellazione di Cristo, di provenienza ignota e attualmente conservata nella Duomo di San Lorenzo Martire di Abano Terme.

Allo stesso periodo Pavanello ha proposto di collocare l’Ercole accolto in Olimpo di palazzo Zenobio a Venezia, assegnandolo al L. sulla base di analogie di stile con opere di quegli anni. Il dipinto è stato tuttavia ricondotto, sia pure ipoteticamente, alla produzione di Alessandro Marchesini (Favilla – Rugolo, pp. 49 s.).

Nel 1719 firmò e datò l’Incoronazione della Vergine della parrocchiale di S. Margherita a Valzurio, nei pressi di Clusone. Nella tela si riscontra agevolmente uno schiarimento delle gamme cromatiche, evidente indice del mutato indirizzo nella maniera del pittore.

Verso il 1720 deve collocarsi la realizzazione della pala raffigurante i Ss. Anna, Giuseppe e Antonio da Padova in S. Alvise a Venezia.
Il dipinto è stato espunto dal catalogo di Agostino e assegnato al figlio, in ragione di una serie di convincenti riscontri stilistici con la produzione compresa tra la fine del secondo e la metà del terzo decennio del XVIII secolo (Gislon, p. 94). La tela, entro cui è stato incastonato un Cristo portacroce di anonimo cinquecentesco, lungi dal rappresentare una semplice giustapposizione di santi, come pure è stato sostenuto, mette in figura la “visione” di s. Antonio, scaturita dalla lettura del testo sacro, secondo un modello iconografico codificato e una logica compositiva del tutto coerente sul piano dell’articolazione degli spazi che competono ai diversi personaggi.

A questo dipinto, in ragione del medesimo impianto strutturale e delle analogie nella fisionomia delle figure, è forse possibile accostare sul piano cronologico l’Immacolata e i ss. Giuseppe e Antonio da Padova della chiesa veneziana di S. Canciano, per la quale il L. realizzò anche una Madonna Addolorata e una Madonna del Carmelo.

Nel 1721 e nel 1723 eseguì per il presbiterio di S. Pietro Martire a Murano rispettivamente la Moltiplicazione dei pani e dei pesci e le Nozze di Cana. Seppe distillare, per l’occasione, influenze derivate da Antonio Molinari e da Lazzarini, oltre a rielaborare palesemente, nel secondo telero, suggestioni tratte dai modelli delle Cene veronesiane.

A Pallucchini (1995, p. 172) si deve l’attribuzione di un’altra tela con le Nozze di Cana (Potsdam-Sanssouci, Bildergalerie), non distante sotto il profilo stilistico, ancorché di dimensioni più contenute, rispetto alla tela muranese.

Nel 1732 il L. dipinse un S. Francesco che riceve le stimmate e altri santi per la parrocchiale di Biancade.

Su base documentaria Ravelli (2002, p. 175) ha potuto correggere la precedente datazione al 1724 della grande pala raffigurante La Trinità, la Madonna del Rosario, i ss. Domenico e Alessandro, per il coro della chiesa di S. Alessandro a Villongo, che fu invece saldata con 120 ducati al pittore il 25 nov. 1734.

Il L. morì il 27 dic. 1748, come attesta il Libro dei morti di S. Canciano a Venezia (Leopardi, p. 125 n. 18).

Fonti e Bibl.: G. Moschini, Guida per l’isola di Murano, Venezia 1808, pp. 43, 48 s., 55, 107 s.; Id., Guida per la città di Venezia all’amico delle belle arti, Venezia 1815, pp. 416, 418 s., 436, 438, 440 s.; A. Niero, Sul rinvenimento di un dipinto di B. L., in Arte veneta, XIII-XIV (1959-60), pp. 224 s.; S. Moschini-Marconi, Le Gallerie dell’Accademia di Venezia, III, Roma 1970, pp. 40 s.; L. Pagnoni, Le chiese parrocchiali della diocesi di Bergamo. Appunti di storia e di arte, Bergamo 1974, I, pp. 423, 485; II, pp. 752, 969, 1006, 1009; V. Leopardi, Contributo per Bortolo L., in Arte veneta, XXX (1977), pp. 119-125 (con bibl.); B.W. Meijer, Drawings by B. Letterini, in Master Drawings, XVIII (1980), 1, pp. 29-32; E. Bordignon Favero, Giovanni Battista Volpato critico e pittore, Treviso 1994, p. 151; L. Moretti – A. Niero – P. Rossi, La chiesa del Tintoretto. Madonna dell’Orto, Venezia 1994, p. 87; R. Pallucchini, La pittura nel Veneto. Il Settecento, I, Milano 1995, pp. 166-172; G. Fossaluzza, in Da Padovanino a Tiepolo. Dipinti dei Musei civici di Padova del Seicento e Settecento (catal., Padova), a cura di D. Banzato – A. Mariuz – G. Pavanello, Milano 1997, pp. 232 s., 234 s.; E.M. Dal Pozzolo, ibid., pp. 233 s.; G. Fossaluzza, Antonio Arrigoni “pittore in istoria”, tra Molinari, Ricci, Balestra e Pittoni, in Saggi e memorie di storia dell’arte, 1997, n. 21, p. 182; G. Pavanello, Schedule settecentesche: da Tiepolo a Canova, in Arte in Friuli e arte a Trieste, XVIII-XIX (1999), pp. 67-69; L. Ravelli, Un Celesti, un Bortolo L. e un Carlo Innocenzo Carloni ritrovati, in Pittura veneziana dal Quattrocento al Settecento, Venezia 1999, pp. 228-231; Id., Un B. L. ritrovato, in Malarstwo weneckie 1500-1750 (Pittura veneziana, 1500-1750), Torun 2001, pp. 107-113; Una villa e i suoi tesori. Dipinti, affreschi e stucchi in villa Giovannelli a Noventa Padovana (catal., Padova), a cura di G. Ericani, Treviso 2001, p. 40; L. Ravelli, A proposito del restauro di un raro dipinto di B. L., in Arte. Documento, XV (2001), pp. 156-159; G. Bortolan, Chiesa rettoriale indipendente di S. Maria Zobenigo o del Giglio in Venezia, in Per l’arte: da Venezia all’Europa. Studi in onore di G.M. Pilo, a cura di M. Piantoni – L. De Rossi, Monfalcone 2001, pp. 627 s.; A. Piai, Gaspare Diziani a S. Gallo: con alcune osservazioni su J. Marieschi e B. L., ibid., pp. 481-484; C. Gislon, Ipotesi per quattro dipinti della chiesa di S. Alvise a Venezia, in Arte. Documento, XVI (2002), pp. 93-95; L. Ravelli, Precisazioni su una pala di Bortolo L., ibid., pp. 175-177; M. Favilla – R. Rugolo, Dorigny e Venezia. Da Ca’ Tron a Ca’ Zenobio e ritorno, in Louis Dorigny 1654-1742. Un pittore della corte francese a Verona (catal., Verona), a cura di P. Marini – G. Marini, Venezia 2003, pp. 49 s.; U. Thieme – F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, pp. 140 s.





Una risposta a “Bartolomeo (Bartolo) Litterini (Letterini) in dizionario biografico Treccani”

  1. Giuseppe Chiodini ha detto:

    Mi chiamo Giuseppe Chiodini ed abito a Villongo san Filastro. Casualmente, come spesso ormai capita, cercando materiale relativo alla mia parrocchia, ho visitato il tuo sito ed ho scoperto che sei stata nella mia chiesa parrocchiale. Mi ha incuriosito il tuo cognome e quello dei pittori che hai cercato: Litterini. Ti garantisco che il quadro del “martirio di santa Caterina” è tornato a casa sua dopo un bel restauro a cura di RAVELLI FRANCESCA
    Restauro Dipinti Antichi
    via Porta Dipinta, 38 – 24129 BERGAMO
    tel. 035.271856 – cell.333.4567222
    Ti ringrazio per il tuo interesse e ti auguro buon lavoro.
    Beppe Chiodini
    ps in allegato alla tua lettera invio una foto del quadro restaurato.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.